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E’ sicura l’aria che respiriamo per strada nelle nostre città?
Inquinamento atmosferico e riduzione delle funzioni cerebrali: il nuovo studio che ne dimostra la correlazione


Alcune considerazioni dell'Ing Gregorio Mangano sugli studi d’avanguardia sulla qualità dell’aria.

Anche se questo studio è limitato nei numeri e necessita di maggiori approfondimenti, tuttavia evidenzia in modo chiaro e incontrovertibile una correlazione tra la connettività della rete cerebrale e l’esposizione all'inquinamento atmosferico da gas di scarico diesel. Il deficit delle capacità cognitive e stato associato ad una diminuzione della memoria di lavoro e della produttività sul lavoro, delle modalità comportamentali. Non si può escludere che questi decrementi peggiorino ulteriormente nel contesto di esposizioni multiformi non studiate in questa ricerca.

È di tutta evidenza come aumentano in modo significativo gli studi condotti dal mondo scientifico e che ricercano correlazioni tra l'inquinamento dell'aria e lo stato di salute dell’essere umano.

Tutti gli studi evidenziano che una cattiva qualità dell'aria influenza negativamente sullo stato di salute

Tutti gli studi evidenziano che una cattiva qualità dell'aria influenza negativamente sullo stato di salute e da oggi sappiamo che non danneggia solo l’apparato respiratorio e cardiovascolare ma anche le funzioni cognitive.
Inoltre l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico influenza il sistema immunitario e quindi rende l’organismo più suscettibile a qualsiasi tipo di malattia.

È stato appurato che 9 persone su 10 in tutto il mondo, in particolare quelli che vivono nelle città, respirano aria inquinata.
L’organizzazione mondiale della sanità 7 milioni di morti premature ogni anno associate all'esposizione all'inquinamento atmosferico,

Sappiamo che un elevato livello di particolato aereo disperso (PM) e il bio-aerosol facilitano la diffusione di virus e agenti patogeni nell’aria e sappiamo che gli impianti di trattamento dell’aria hanno un ruolo attivo.

Tutto questo ci porta a classificare il problema della cattiva qualità dell’aria come un’emergenza sanitaria ed il problema della qualità dell’aria nei luoghi confinati dove viviamo come un problema rilevante di salute pubblica.

Per maggiori approfondimenti consultare il nostro osservatorio:
https://www.techno-one.it/osservatorio/covid-19

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SINTESI DELLO STUDIO:

Lo studio condotto presso l'Università della British Columbia e l'Università di Victoria e pubblicato il 14 gennaio 2023 su BioMed Central (BMC), dal titolo: Brief diesel exhaust exposure acutely impairs functional brain connectivity in humans: a randomized controlled crossover study (Una breve esposizione ai gas di scarico diesel compromette in modo acuto la connettività funzionale cerebrale nell'uomo: uno studio randomizzato controllato e crossover) ha dimostrato che l’esposizione ai livelli comuni di inquinamento da traffico, può compromettere le funzioni cerebrali nel giro di 2 ore.

I ricercatori hanno analizzato i cambiamenti nel sistema della condizione di default (DMN – Default Mode Network), una rete cerebrale di grande scala di regioni cerebrali interagenti, note per avere attività altamente correlate tra loro e che svolgono un ruolo importante nella memoria e nel pensiero interno. La risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha rivelato che i partecipanti, 25 soggetti sani, di ambo i sessi e di età compresa tra i 19 e i 49 anni, avevano una minore connettività funzionale in regioni diffuse della DMN dopo l'esposizione agli scarichi diesel, rispetto all'aria filtrata.

"Questo studio, che è il primo al mondo nel suo genere, fornisce nuove prove a sostegno del legame tra inquinamento atmosferico e cognizione" ed ancora "sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno l'impatto funzionale di questi cambiamenti, è possibile che essi compromettano a breve termine il pensiero o la capacità di lavorare" ha dichiarato l'autore senior dello studio, il dottor Chris Carlsten, professore e primario di medicina respiratoria.

Vai all'articolo originale dello studio https://ehjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12940-023-00961-4

 

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